“Dieci milioni per insegnare ai prof quello che sanno già”: l’attacco della UIL Scuola RUA alla riforma della maturità

La UIL Scuola RUA espone forti critiche al decreto legge 127/2025 che riforma gli Esami di Stato per l’anno scolastico 2025-26, denunciando che alcuni interventi della riforma sembrano mossi più da logiche di risparmio che da volontà reale di miglioramento della qualità didattica.


Le principali obiezioni

  1. Corsi di formazione “ridondanti”
    Secondo il segretario nazionale Paolo Pizzo, 10 milioni di euro sono stati stanziati per corsi di formazione per insegnanti su competenze che questi già possiedono. La UIL critica l’assenza di chiarezza sui contenuti, sugli obiettivi e sulle modalità operative di tali corsi.
  2. Commissioni ridotte = qualità sotto rischio
    La riforma prevede che le commissioni d’esame passino da sei a quattro componenti (due interni + due esterni). UIL Scuola RUA sostiene che questo accorciamento non trova giustificazione pedagogica e potrebbe indebolire la valutazione.
  3. Disparità e premi non equi
    Secondo il sindacato, la partecipazione ai corsi potrà diventare titolo preferenziale per le nomine nelle commissioni: ciò potrebbe creare disparità tra insegnanti, premiando chi partecipa anche se non serve, più che chi ha esperienza consolidata.
  4. Autonomia scolastica indebolita
    Preoccupa la possibilità che il Ministro stabilisca tutte le discipline oggetto del colloquio d’esame, comprese quelle interne, riducendo il ruolo dei Collegi dei docenti e dei Consigli di classe nel definire le materie. Questo viene visto come un attacco all’autonomia delle scuole.
  5. Compensi congelati e destinazione delle risorse
    UIL Scuola RUA segnala che i compensi per presidenti e commissari d’esame sono fermi dal 2007 e ormai non coprono più le spese reali legate al servizio. Il sindacato propone che le risorse stanziate per la formazione e i risparmi derivanti dalla riduzione dei commissari vengano destinate a un aggiornamento dei compensi.

Il nostro sindacato chiede che le modifiche introdotte siano pienamente giustificate, trasparenti e orientate al miglioramento, non al taglio dei costi. Servono criteri chiari nei bandi per i corsi, una distinzione tra ciò che è utile e ciò che è superfluo, e un riconoscimento economico equo per i docenti che partecipano agli esami.