Per la UIL, la musica è molto più di un’attività espressiva: è uno strumento formativo potente, capace di generare conoscenza, autonomia e maturazione cognitiva ed emotiva.
Martedì 17 giugno, Mauro Panzieri della UIL Scuola Rua è intervenuto in audizione al Senato della Repubblica nell’ambito dell’esame del DDL n. 492, relativo all’istituzione di scuole dell’infanzia a indirizzo musicale. Di seguito il testo del suo intervento, il video e, in fondo all’articolo, il link alla memoria inviata al Senato.
Presidente, Onorevoli Senatori,
grazie per l’opportunità di intervenire su un tema che la nostra organizzazione sindacale considera di grande rilievo educativo e sociale.
Come Federazione UIL Scuola Rua riteniamo, infatti, che la musica non sia solo un linguaggio artistico, ma uno straordinario strumento educativo. Fare musica, soprattutto in età precoce, aiuta i bambini a sviluppare capacità cognitive come osservazione, memoria, analisi e confronto, ma anche competenze sociali, emotive e relazionali.
La pratica musicale di gruppo stimola il senso di appartenenza, il rispetto delle regole e dell’altro, la responsabilità condivisa. Insegna a riflettere su se stessi, ad accettare l’errore, a correggerlo e, come la stessa Europa ci ricorda, consente di porre le basi per contrastare la dispersione scolastica favorendo autostima, motivazione e consapevolezza: elementi chiave per un apprendimento duraturo.
L’esperienza dell’esecuzione musicale, infine, crea un vero confronto con l’esterno, stimolando la gestione dell’emotività e il dialogo con il pubblico.
È per questo che riteniamo fondamentale che la musica, come linguaggio e dunque come strumento conoscitivo, di arricchimento delle esperienze, che concorre a formare quella che Edgard Morin chiama la testa ben fatta, non sia da considerare come un’attività opzionale, ma una componente strutturale e accessibile per tutte le scuole dell’infanzia, con investimenti adeguati in formazione, strumenti e organico.
Fatta questa premessa, la Federazione UIL Scuola Rua esprime apprezzamento per l’attenzione che il DDL n. 492 rivolge alla promozione dell’educazione musicale nella scuola dell’infanzia, riconoscendone il valore formativo, inclusivo e sociale. Ma, pur condividendo i principi ispiratori del disegno di legge, rileviamo alcune criticità che rischiano di compromettere l’efficacia e la portata dell’intervento:
Universalità del diritto
Non possiamo parlare di inclusione se si prevede l’educazione musicale solo in alcune scuole o territori. Occorre garantire pari accesso a tutti, su tutto il territorio nazionale, in coerenza con quanto già previsto dalle Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’Infanzia e del Primo ciclo di istruzione.
Risorse
Previste solo per la formazione del personale, affidata ai singoli istituti, senza un piano nazionale condiviso, e con una quota – 5 milioni – insufficiente se rapportata al numero complessivo del personale scolastico. Inoltre, non si fa menzione di fondi per lo strumentario musicale, che è invece indispensabile per realizzare quanto previsto dallo stesso disegno di legge per questa fascia di età.
Organici
Ogni progetto sulla scuola, per essere attuabile, deve poggiare su risorse stabili: organici adeguati, orari coerenti, strutture sicure. In troppe realtà, soprattutto nel Sud del nostro Paese, mancano i presupposti per garantire un’effettiva parità di accesso ai servizi educativi.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi tentativi di valorizzare l’educazione musicale – penso al D.Lgs. 60 del 2017, al DM 382 del 2018, al DI 176 del 2022. Tutti provvedimenti animati da buone intenzioni, ma accomunati da un limite evidente: l’invarianza di spesa. È questo il vero nodo. Senza finanziamenti adeguati, ogni progetto rischia di trasformarsi in un “vorrei ma non posso”.
Lo vediamo nella pratica: molte scuole si vedono negare l’attivazione di percorsi musicali o nuovi licei per mancanza di risorse. A tal proposito, ci preme ricordare anche in questa sede il taglio di oltre 5000 posti in organico di diritto del personale docente con la legge di bilancio 2025. E allora ci chiediamo: qual è il senso di riconoscere un diritto se non si creano le condizioni per esercitarlo?
In conclusione, la nostra proposta, rispetto al disegno di legge in esame, deve poggiare su ulteriori interventi:
– garantire risorse certe per organici, formazione e strumenti;
– costruire un piano nazionale condiviso, non lasciato ai singoli istituti;
– assicurare un accesso equo in tutto il Paese, superando le diseguaglianze territoriali.
Solo così la musica potrà diventare davvero un’opportunità per tutti, fin dalla scuola dell’infanzia.